Non sono uno di quei maniaci delle statistiche, non ho idea di quanti chilometri ho corso in vita mia, a malapena mi ricordo il numero di maratone figurarsi di gare... eppure ho un ricordo preciso di alcune scarpe da corsa.

Oddìo, quando ho iniziato io erano scarpe da ginnastica, non da corsa. 
Correre era un allenamento per il mio sport principale, il canottaggio. 
In barca si sale senza scarpe, quindi il nostro rapporto con le calzature era davvero pessimo. 
Le usavamo come ciabatte, infilando il piede e schiacciando con il tallone il pezzo posteriore per poterle sfilare ed infilare con maggior semplicità.

Ma quando c'era mare grosso, non si usciva in barca. 
Allora le scarpe venivano indossate correttamente, i lacci stretti e partiva la sfida tra noi canottieri.

Erano scarpe Diadora, piatte, senza ammortizzazione o suola lavorata. 
Scarpe da ginnastica, appunto.

Mi ricordo il loro colore blu elettrico e una sorta di lampo giallo attaccato sul fianco. 
Le indossavamo a piedi nudi o con i tubolari di spugna stile basket. 
Alla fine dell'allenamento venivano con noi in doccia e poi le abbandonavamo bagnate sotto gli armadietti con la nostra roba.

Ricordo di Angelo, un compagno di voga, quello più sfigato che tutti prendevano in giro. 
Gli rubavamo sempre le scarpe e le buttavamo nell'acqua putrida della vasca voga... lui si incazzava e noi ridevamo ancora di più. 

Così iniziò a chiuderle nell'armadietto fino a quando mancò per una settimana - forse era andato in gita con la scuola perché nessuno stava mai male e gli allenamenti non li si saltava MAI - e dal suo armadietto iniziò ad uscire un puzzo tremendo di animale morto tanto che i dirigenti della società furono costretti a tagliare con il tronchese il lucchetto e gettare quelle calzature maleodoranti.

Altri tempi, altre scarpe, altri odori.

Franz 

Accesso Utenti

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per rimanere sempre aggiornato sulle iniziative e gli eventi del Gruppo Podistico Amatori di Teramo.